
Agorà Albate
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Un compleanno importante 2010
“Fatti e persone della nostra Comunità”
Domenica 14 dicembre
Quando la incontri tre cose ti colpiscono di lei: gli occhi arguti, la memoria prodigiosa, pronta nel riallacciare gli episodi di un tempo ai volti di oggi, e la cordialità, nel senso proprio di un atteggiamento che viene dal cuore.
E’ Maria Veronelli Beretta, che domenica 14 novembre ha festeggiato lietamente con parenti ed amici il suo 104° anno.
Una folta delegazione di Agorà e di Alpini, accompagnata dal suono festoso del Sestetto di ottoni di Trecallo, ha voluto esprimerle anche a nome della Comunità albatese il proprio affetto.
Parlare con lei ha il sapore quieto e commosso dello sfogliare un album di ricordi lungo un secolo. Racconta, come se fosse ieri, della guerra, la prima guerra mondiale, vissuta con i quattro fratelli nella curt di Verunej, quando tutti si conoscevano e le case prendevano nome concreto da chi ci abitava, e della vita da contadini di una famiglia come tante altre segnata dalle difficoltà, ma tenuta insieme da valori profondi. Con gioia aiutava il papà Marco, ul Marchìn secrista, sacrestano per tradizione di famiglia, da cui deriva anche a lei il soprannome consueto con cui era ed è conosciuta: la Maria secrista.
La Fede l’ha accompagnata e sostenuta per tutta la vita, quella fede che annunciava nell’aiutare il papà a suonare le campane: la prima volta quando piccolina con mesti rintocchi lo aiutò nel dare l’annuncio della morte di Pio X, di quel Papa di cui vide la canonizzazione il 29 maggio 1954 in TV, anche qui per la prima volta nel bar Mascheroni. Una Fede che le ha dato un sussulto grande di gioia e commozione nell’incontro del Rosario con Papa Giovanni Paolo II in visita a Como nel 1996, quando lei aveva 90 anni!!!
Con tanto affetto, AUGURI, zia Maria!!!

1988-Vita contadina in Albate nell’Otto-Novecento
INTRODUZIONE
Non è facile esporre sinteticamente quali obiettivi ci siamo posti nel promuovere questa mostra. Certo, primo tra tutti, quello di aggiungere un’altra tessera a quella ricostruzione della storia di Albate che da tredici anni con pertinace ostinazione cerchiamo di operare, e che ha prodotto, tra le molte iniziative, quella mostra che due anni or sono tanto interesse ed attenzione ha suscitato nella nostra comunità.
In questa ricerca abbiamo trovato accanto ancora parecchie persone che hanno vissuto direttamente, in una parte più o meno remota della propria vita, l’esperienza rurale. Abbiamo con pazienza legato i ricordi, forzatamente frammentari e inizialmente sepolti nel velo di obliose lontananze per definire un quadro che fosse il più possibile preciso; certo, ne siamo consapevoli, non completo, perché alcuni aspetti non hanno potuto avere quell’approfondimento che avremmo desiderato (ad esempio i rapporti familiari, il repertorio dei canti o dei racconti tradizionali), ma, con altrettanta certezza sappiamo di poterli integrare con quegli apporti di spunti e di preziose notizie che i visitatori non mancheranno di volerci consegnare.
Abbiamo voluto raccontare il tutto con semplicità, quasi per schema, perché questo opuscolo, una «breve guida» appunto, vuole porsi come sommesso commento a quanto diranno i moltisimi oggetti esposti, davvero tanti grazie alla generosa disponibilità di chi ha saputo conservarli o di chi, pochi ormai, ancora li usa: ci parlano essi di attività e di gesti ormai persi, di una vita quotidiana ormai lontana, ma che è stata «la» vita quotidiana di tutta la nostra Albate.
Non ci sembra corretto porre qui un confronto tra quella vita e l’attuale: troppo facile (ed ingiusto) sarebbe cadere nella vuota e retorica esaltazione del «buon tempo antico», in una visione unilaterale della realtà. Indubbiamente abbiamo scoperto molti valori che ci sembra giusto richiamare e riproporre, ma il ritorno «sic et simpliciter» al passato ci sembrerebbe operazione antistorica, oltre che impropria agli scopi di questa mostra.
Ci preme invece evidenziare le sensazioni emerse in tanti colloqui, che hanno frequentemente lasciato trasparire valutazioni sull’autenticità di quella vita, ma anche sulla durezza e sulla povertà materiale spesso drammatica ed ingiusta, hanno delineato i tratti di una povertà vissuta dai più con dignità severa e serena; sempre hanno espresso un profondo senso di gratitudine per ‘i nost vece’ e per quanto essi avevano lasciato come testimonianza ed insegnamento.
È lo stesso senso profondo e commosso che ha preso noi man mano la ricerca andava arricchendosi, scoprendo l’operosità tenace, la semplicità naturale (perché secondo i ritmi della natura), la disponibilità sincera ad inserire la propria vita nella traccia di un Disegno più grande, la dignità, il pudore e il riserbo della propria esperienza, il senso di un’economia che nulla sciupa perché vissuta sull’indispensabilità dell’essenziale.
Di tali valori vorremmo che questa mostra fosse messaggio per tutti i visitatori, perché travalicano la contingenza del tempo e del luogo per divenire testimonianza universale di Storia, segno prezioso di una umanità in cammino.
Gli Amici dell’«Agorà, incontri culturali albatesi»